LA VIOLENZA DOMESTICA E DI GENERE

18.02.2020

ASPETTI PSICOLOGICI E PROFILI GIURIDICI

DOTT.SSA FILOMENA LOPEZ - AVV. FILIPPO CAMELA


ASPETTI PSICOLOGICI (A CURA DELLA DOTT.SSA FILOMENA LOPEZ)

Introduzione - La nascita del termine Femminicidio - Che cos'è il Femminicidio? - Le varie forme di violenza - L'impatto psicologico nella vita di una donna dopo una violenza

PROFILI GIURIDICI (A CURA DI AVV. FILIPPO CAMELA) 

Introduzione - La violenza domestica di genere: l'introduzione del codice rosso - Il reato di maltrattamenti in famiglia - Il reato di atti persecutori - La tutela delle vittime di reato - Considerazioni conclusive 


ASPETTI PSICOLOGICI

(A CURA DELLA DOTT.SSA FILOMENA LOPEZ)


INTRODUZIONE 

Le tematiche che affrontiamo riguardano la degenerazione delle relazioni familiari e sentimentali nelle quali si registra, così come attestano i numerosi fatti di cronaca, una inaccettabile escalation del numero di vittime, specie tra le donne. 

LA NASCITA DEL TERMINE FEMMINICIDIO

Le campagne pubblicitarie, i concerti, lo slogan dell'ex segretario generale della Cgil Susanna Camusso che invita le donne a scendere nelle piazze per manifestare contro la violenza sulle donne, la "depenalizzazione" dello stalking[1], la narrativa con cui stupri e omicidi diventano un processo alle vittime.

- Nel 1801 il termine femminicidio venne usato per indicare l'uccisione di una donna;

- Nel 1992 la criminologa Diana Russeli dentifica nel femminicidio una vera e propria "violenza estrema da parte dell'uomo contro la donna perché donna";

- Nel 1993 l'antropologa messicana Marcella Lagarde disamina le radici di tale violenza sostenendo che «la forma estrema di violenza di genere contro le donne, è il prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogene - maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria o anche istituzionale - che comportano l'impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l'uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all'insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia».

Il femminicidio, come forma estrema di violenza sulla donna, è un fenomeno ancora poco indagato.

Il termine venne utilizzato dalla studiosa Diana Russell nel 1976 presso il Tribunale internazionale sui crimini contro le donne. Era già in uso nell'800 significando: l'uccisione di una donna.

Venne, inoltre, contemplato nel LowLexicon del 1848, essendo considerato un crimine perseguibile.

Alla fine degli anni 80 le ricercatrici femministe come KaremStaut effettuano i primi studi su quello che chiamano femminicidio nelle relazioni di intimità: l'uccisione delle donne per mano di uomini ad esse legati da una relazione sentimentale.

Il femminicidio, quindi, come la forma più estrema di violenza contro le donne per distruggerle ed al contempo metterle in relazione. In Inghilterra, il termine, venne usato nel 1801 per indicare uccisione di una donna. 

Nel 2017 la media è una vittima ogni tre giorni, negli ultimi 10 anni le donne uccise in Italia sono state, 1.740 di cui 1.251 (il 71,9 % ) in famiglia. 

Secondo i dati dell'agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione Europea i paesi in cui la violenza contro le donne (sia fisica, che sessuale) è più comune sono quelli del nord Europa. L'Italia si attesta sotto la metà della classifica ben al di sotto della media europea. Nel nostro paese le donne vittime di violenze fisica, o sessuale dai 15 anni in poi rappresentano il 27% a fronte del 52% in Danimarca, del 47% in Finlandia, del 46% in Svezia, del 45% nei Paesi Bassi e del 44% in Francia e Regno Unito. 

In Italia e nel mondo i media ci forniscono notizie allarmanti sugli episodi di violenza sulle donne. 

Parliamo di atti provocati da gelosia, invidia, odio. E' un fenomeno in aumento che riguarda la nostra società, a prescindere dall'età e dal ceto sociale. 

Gli autori di tale violenza possono essere fidanzati gelosi o che si sentono respinti, giovani mariti che non accettano di diventare padri, ma anche uomini ormai stanchi della convivenza matrimoniale. La donna viene vista come il nemico per eccellenza e la sua eliminazione rappresenta l'unica soluzione possibile per un universo maschile ormai allo sbando. 

Alla perdita di centralità dell'uomo, all'interno della coppia, si sommano stati quali: la posizione economica, l'affermazione professionale, la gestione dei sentimenti e delle relazioni. 

Il maschio moderno si sente assediato e superato dal partner di sesso femminile. Sente di dover difendere il proprio status. Vive, quindi, in una competizione esistenziale continua. Tale competizione può essere risolta, solamente, attraverso l'eliminazione del rivale. Per questo, le donne sono strangolate, picchiate fino alla morte, seviziate, sfregiate con l'acido, maltrattate, rese vittime di stalking e di abusi. Questi fenomeni sono presenti sia nel nostro paese che nel resto del mondo. Si calcola che vengono uccise oltre 100 donne all'anno. Fidanzati ed ex sono gli autori di tali violenze che sono sempre scaturite da un movente passionale.

CHE COS'E' IL FEMMINICIDIO? 

E' l'omicidio di una donna in quanto donna. 

L'identikit della paura

Il Potere, la Gelosia, la Paura, la Dipendenza economica, l'Isolamento, donne uccise per troppo amore, mancanza di alloggio, aspetti economici, dinamiche familiari d'origine. Il controllo dell'altro, la perdita di controllo, l'inferiorità (uomo/donna), l'educazione, l'impotenza, la difesa, la sfida, elemento scatenante, la personalità influente, il possesso, il perché del gesto, la Femminilità, lo stato sociale, il corpo; "Lei" sfigurata; il litigio prima dell'uccisione, l'abbandono, la separazione.

"E' colpa mia!" Sono queste le parole che utilizzano le donne che vivono una situazione di violenza domestica. Le donne che sono sottoposte alle continue angherie dei loro mariti, ex compagni, fidanzati. Uomini definiti "bravi ragazzi", "bravi mariti" , "bravi papà: "uomini che uccidono le donne che dichiarano di amare". 

' Ho combinato un guaio ' 'non è amore se ti fa male, non è amore se ti controlla, non è amore se ti fa paura'

Parlare di violenza sulle donne significa: affermare che non tutti gli uomini sono assassini. Ma alcuni uomini uccidono le donne che hanno amato, con le quali sono in relazione; perché esiste consenso che giustifica la violenza ad ogni gesto. In Italia e nel mondo i media ci forniscono notizie allarmanti sugli episodi di violenza sulle donne. Parliamo di atti provocati da gelosia, invidia, odio. E' un fenomeno in aumento che riguarda la nostra società, a prescindere dall'età e dal ceto sociale. Gli autori di tale violenza possono essere fidanzati gelosi o che si sentono respinti, giovani mariti che non accettano di diventare padri, ma anche uomini ormai stanchi della convivenza matrimoniale. La donna viene vista come il nemico per eccellenza. La sua eliminazione rappresenta l'unica soluzione possibile per un universo maschile ormai allo sbando. 

Il maschio moderno si sente assediato e superato dal partner di sesso femminile. Sente di dover difendere il proprio status. Vive, quindi, in una competizione esistenziale continua. Tale competizione può essere risolta, solamente, attraverso l'eliminazione del rivale. Per questo, le donne vittime di violenza sono strangolate, picchiate fino alla morte, seviziate, sfregiate con l'acido, maltrattate, rese vittime di stalking e di abusi. 

Questi fenomeni sono presenti sia nel nostro paese che nel resto del mondo. Si calcola che vengono uccise oltre 100 donne all'anno. Da fidanzati ed ex sono gli autori di tali violenze che sono sempre scaturite da un movente passionale.

Si calcola che vengono uccise oltre 100 donne all'anno. Fidanzati ed ex sono gli autori di tali violenze che sono sempre scaturite da un movente passionale.

2018 : 133 vittime

2016 : 116 vittime 

2015 : 128 vittime 

2000 : 119 vittime 

Periodo 2000 _ 2018: oltre 2900 vittime. 

Sono 62 milioni le donne che in Europa hanno subito violenza fisica o sessuale. La Danimarca, la Norvegia e la Germania sono i paesi più violenti contro le donne il 27, 9% , il 26,8% e 22,19% delle donne che denunciano abusi o violenze ( 12,2 %) . 

246 milioni di bambine subiscono violenze sessuali ogni anno in ambito scolastico.

200 milioni di bambine sono state violentate da un parente. 

700 milioni di donne sono state obbligate a sposarsi prima dei 15 anni. 

Il 35% delle donne hanno subito violenze sessuali o fisiche da partner o da un membro della famiglia.

Nell'uomo abusante, l'uomo che commette F. alcuni criminologi ( Dutton 1981) sottolineano alcuni fattori come: prepotenza , possessività, panico di fronte alla paura dell'abbandono , considerazione esclusiva dei propri diritti e delle proprie esigenze . 

Elbow (1977). Descrive l'aggressore domestico in 4 punti: 

Il controllore: colui che teme che il proprio dominio e la propria autorità siano messi in discussione e pretende il controllo totale dei suoi familiari.

Il difensore: sceglie donne in condizioni di dipendenza.

In cerca di approvazione dall'esterno: per confermare la propria autostima, mentre le critiche scatenano una reazione aggressiva.

L'incorporatore: tende ad un rapporto totalizzante con la partner e la cui violenza è proporzionale alla minaccia reale o alla sensazione di perdita dell'oggetto d'amore. Perdita vissuta come catastrofica perdita di sé. 

Questi soggetti compensano la loro poca autostima, dimostrando i veri e propri sintomi; in cui il rapporto si gioca sul duplice piano della fusionalità e della relazione dominante, dominato. 

Lui doveva essere al centro di tutto. C'è da considerare che lavorava poco, quindi stava sempre a casa. 

Alla fine siamo arrivati alle urla, a buttare gli oggetti per casa, agli insulti, alle minacce. Alla fine siamo arrivati a chiamare i carabinieri. La mia anima è stata ferita con le parole, poi con le urla, i gesti. Ma soprattutto il mio dolore per mia figlia, cosi piccola, che ha dovuto subire tutto questo insieme a me. Finché non è nata e tutt'ora assiste alle discussioni violente del padre. Un padre al quale è stato più volte detto di non urlare. Ma non l'ha mai capito. Continua a sottovalutare i danni che fa alla figlia, le sue emozioni, i suoi ricordi. 

Come afferma il Dottore Psicologo del Cam di Roma Andrea Bernetti questi uomini reagiscono "quando la donna non lo mette più al centro". Si sentono minacciati da quello che non riescono a controllare. Ci possono essere diversi fattori scatenanti. Vivono il cambiamento all'interno della relazione come frustrazione. Reagiscono con rabbia: picchiando o uccidendo la donna. Ma come dice anche la giornalista Matilde D'Errico a proposito della violenza psicologica, che gli uomini fanno alle proprie compagne, mogli, ex, esiste quella invisibile, sottile. Un tipo di violenza che lascia segni invisibili; ma visibili agli occhi degli esperti. Devono essere tempestivi i soccorsi. I segnali che ci arrivano devo essere, per noi donne, chiari: 

Che cosa spinge questa persona a fare un gesto del genere? Quali immagini sono apparse nella sua mente per uccidere l'oggetto del suo amore malato? 

Le ipotesi partono da alcuni indizi che per ogni storia sono diversi. Ma l'obiettivo finale è quello di ucciderci. Partiamo da quando siamo in crisi; oppure ci siamo lasciati; da quando lui ha cambiato comportamento; dagli sms continui. Ci chiede di vederci, ci manda email, ci telefona. Se siamo gentili, per tenerlo buono, lui ne approfitta. Quando poi diciamo no: lui diventa aggressivo, volgare. Ci ricatta. Mi sento in colpa, per come mi sono comportata. Ma ho paura di lui.

La paura, il ricatto, se ci sono i figli, sono il punto debole delle donne. L'ultimo appuntamento: l'errore fatale che appaga, placa il nostro senso di crocerossine. La possibilità che lui cambi. Queste sono le frasi, gli eventi che ci portano a sbagliare; a cadere nella rete del nostro stalking. La nostra vita cambia: diventa un inferno. Telefonate, email, i Carabinieri sotto casa, le denunce. Questo è ormai il suo rituale. Per noi è un'angoscia continua. Siamo al lavoro, ma pensiamo a cosa stia succedendo ai nostri figli; se sono al sicuro. Le angosce, quindi, ci fanno sbagliare. Non siamo lucide nell'agire. Ma dobbiamo esserlo. I carabinieri non ti credono. "Signora, ci vogliono prove! E' il padre. Non sia conflittuale." Ma non pensano che il conflitto, la rabbia siano partite dal padre e non dalla madre. Casi di padri che denunciano le loro ex compagne, le quali si devono giustificare per qualunque cosa. Mentre loro, i padri, possono portare i figli in vacanza, senza dire dove stanno. La madre, invece, si deve costantemente giustificare. Deve scrivere passo dopo passo dove porta la figlia. Questa è la realtà vissuta.

Il cambiamento in negativo del suo carattere mi dovrebbe preoccupare. Sono preoccupata! Che cosa posso fare? A chi mi devo rivolgere? Mi vergogno. Lui ha già un potere su di me. Ha plagiato la mia mente. Vado dai carabinieri. Gli racconto la mia storia. Poi mi rivolgo ad un avvocato, un terapeuta, un'associazione. Chi mi aiuta quando lui diventa violento, mi urla, mi insulta? Chi mi aiuta quando, lui, mi fa sentire colpevole? Colpevole, poi, di cosa? Di non amarlo più; di non poter vivere nella violenza? Voglio essere libera!

Ma lui mi controlla. Conosce i miei spostamenti. Sa con chi mi incontro. Se parlo con un collega di lavoro: mi segue, mi scrive, mi rende la giornata un inferno. Mi vuole controllare, perché non stiamo più insieme. Lui è cambiato. Lui è più aggressivo, possessivo. Poi mi urla, mi urla. Sono terrorizzata. Non posso più vivere così. Controlla cosa faccio tramite i social, controlla le mie email. Controlla chi chiamo; perché sorrido; come sono vestita; perché esco. 

La differenza anche l'indipendenza, di vita sociale , di vita familiare d'origine lo destabilizza. Non tollera che io guadagno più soldi di lui, che ho successo, che ho amici. Lui non riesce a controllare la mia vita. Io gli sfuggo.

LE VARIE FORME DI VIOLENZA

La violenza sulle donne non si manifesta solo con le botte, lo stupro, l'omicidio, ma può prendere anche altre forme.

Una di queste è la violenza psicologica: una violenza che demolisce e uccide. Il ricatto economico e la privazione di denaro sono un'altra forma di violenza che ha il solo fine di costringere alla dipendenza. La matrice della violenza sulle donne può essere tracciata nella disuguaglianza dei rapporti tra uomini e donne. Nella dichiarazione dell'Assemblea generale dell'Onu si parla "della violenza di genere", come di uno "dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini". 

Alla luce degli eventi non si può ridurre la violenza di genere alla corporeità, sarebbe riduttivo. La violenza, purtroppo, si annida nella relazione; nell'idea del possesso degli uomini nei confronti delle donne; nella loro incapacità di gestire abbandoni e sconfitte. 

Il termine F. fa riferimento alla violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale allo scopo di perpetuare la subordinazione nonché di un annientamento dell'identità fisico e psicologico fino alla schiavitù o alla morte. La violenza che non sfocia in un gesto che provochi l'uccisione della vittima può, all'interno del rapporto personale o familiare, essere traumatico e dare l'avvio a disturbi post- traumatici da stress, attacchi d'ansia, depressione.

In letteratura sono state individuate due tipologie di sindromi conseguenti ai maltrattamenti. 

° La sindrome di Stoccolma domestica ( DDS ) è una condizione psicologica in cui una persona, vittima di un sequestro o di una condizione di restrizione della propria libertà , può manifestare sentimenti positivi nei confronti del proprio abusante. Nelle donne Maltrattate, tale sindrome, si realizza come meccanismo di coping per fronteggiare le violenze intime. Le vittime, continuamente concentrate su come sopravvivere in una situazione cronica di fortissimo stress, cercano di controllare il loro ambiente per evitare almeno le violenze più gravi. La loro attività strategica le induce cosi a concentrarsi sulla bontà del loro carnefice al fine di proteggere i figli e i parenti dalla violenza; fino ad arrivare a pensare che la propria sopravvivenza dipenda dall'essere fedele.

° La sindrome della donna maltrattata( BWS ), individuata dagli studi di LeonoreWalker ( Walker 2007), si iscrive all'interno di un " ciclo della violenza " che si articola in una prima fase di accumulo della tensione; una seconda fase di aggressioni e percosse; una terza fase di cosiddetta " luna di miele ". Quest'ultima fase "amorosa" di sollievo, in realtà, amplifica il disagio, creando nella vittima speranze illusorie sul fatto che il partner possa cambiare e la violenza possa cessare. (Walker 2007 ). La Walker afferma che tale sindrome è comune tra le donne gravemente abusate. Tra gli elementi che rendono estremamente complesso il loro quadro vi sono: il non esaurimento della speranza che il partner cambi; la dipendenza economica dal partner; la convinzione di poter gestire un equilibrio familiare tra un'esplosione di violenza e la successiva; la paura di rimanere sola; la perdita di autostima; uno stato di Depressione o la perdita dell'energia psicologica necessaria a iniziare una nuova vita,(Danna 2007). 

Le donne ma anche gli uomini anche se denunciano poco la figura dello stalking negli ultimi anni va a definire un insieme di comportamenti vessatori, sotto forma di minacce, molestie, atti lesivi continuati nel tempo, che inducono nella persona che li subisce un disagio psichico, fisico e un ragionevole senso di timore. Se ricevi continuamente telefonate e sms insistenti, e-mail ingiuriose o minacciose, se sei inseguita o aggredita verbalmente e/o fisicamente, se noti appostamenti fuori casa tua, se vengono diffusi a tua insaputa tue foto o il tuo numero di telefono, se viene violato l'account della tua posta personale o di un social network, se vengono danneggiati la tua macchina o il motorino, se viene fatto del male ai tuoi animali, se ricevi regali o ordini non desiderati, se trovi frasi "amorose" o ingiuriose a te destinate su muri o manifesti davanti a casa tua,allora sei di fronte a veri e propri atti persecutori.

Stalking 

Sei stressata, hai paura, temi per la tua incolumità e per quella delle persone a te più vicine.
Magari, a causa di queste persecuzioni, hai dovuto stravolgere le tue abitudini, ad esempio: sostituire il numero del cellulare; cambiare il percorso per andare al lavoro e per tornare a casa; modificare gli orari della palestra o di altre attività; non esci da sola, ma ti fai sempre accompagnare; pensi addirittura di andare a vivere da un'altra parte. In linea di massima il movente principale delle condotte persecutorie è il controllo, la limitazione della libertà della persona che il persecutore vuol far sentire in sua balìa, per disporre di lei a suo piacimento, aiutato dalla condizione di stress in cui la vittima viene a trovarsi.
Lo stalking può essere una persona nota o sconosciuta, ma nella maggior parte dei casi si tratta di un ex partner; le vittime sono soprattutto le donne, ma talvolta anche gli uomini.
In particolare - quando il persecutore è un ex - c'è la voglia di vendetta, magari per essere stati lasciati o per incapacità di affrontare l'abbandono.
Chi subisce atti persecutori o molestie assillanti ha spesso difficoltà a parlarne con qualcuno e a chiedere aiuto: per paura, vergogna o nella speranza di saper gestire in proprio la situazione e che tutto finisca al più presto. Non di rado, purtroppo, la vittima sottovaluta il rischio.

L'Impatto psicologico nella vita di una donna dopo una violenza

Le donne che sono vittime di violenza psicologica, economica, sessuale, violenza domestica situazione di stalking i traumi che queste persone subiscono determinano degli stati emotivi che portano ad alcuni disturbi della persona e personalità :come depressione, attacchi di panico, disturbo post traumatico da stress, disturbi del sonno, la paura, l'abbandono.

Attacchi di Panico : Un periodo di intensa paura o disagio, durante il qual è 4 dei seguenti sintomi si sono sviluppati improvvisamente e hanno raggiunto il picco nel giro di 10 minuti.

Palpitazione, cardiopalmo, o tachicardia, sudorazione, tremori fini o a grandi scosse, dispnea o sensazione di soffocamento, sensazione di asfissia, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali; sensazione di sbandamento, di instabilità di testa leggera o di svenimento, derealizzazione (sensazione,irrealtà ) o depersonalizzazione ( essere distaccati da se stessi ), paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire, parestesie , brividi o vampate di calore. 

Disturbo Post traumatico da stress: questa diagnosi descrive la reazione di paura di un soggetto a un'esperienza specifica di stress estremo e al trauma psicologico che comporta pericolo concreto o minaccia di morte o di serie lesioni. Inoltre i sintomi del soggetto devono causare disagio clinicamente significativo o interferire con le aree importanti del funzionamento. 

I disturbi di Ansia: e preoccupazione eccessiva che si manifesta per la maggior parte dei giorni per almeno 6 mesi a riguardo di una quantità di eventi o di attività. La persona ha difficoltà nel controllare la preoccupazione. Alcuni sintomi presenti sono: irrequietezza, o sentirsi tesi o con nervi a fior di pelle, facile affaticabilità, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare, alterazione .

I disturbi del sonno più frequenti, sono i seguenti:insonnia,bruxismo, sindrome delle gambe senza riposo, epilessia notturna, sonnambulismo.

Disturbi di Personalità 

Un disturbo di personalità è un modello costante di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente dalle aspettative della cultura dell'individuo. E' pervasivo ed influenzabile, stabile nel tempo e determina disagio o menomazione. L'esordio avviene tipicamente nell'adolescenza o nella prima età adulta. Il modello costante di personalità è evidente in un'ampia gamma di situazioni personali e sociali e si manifesta in almeno due delle seguenti aree: cognizione, affettività, funzionamento, interpersonale, o controllo degli impulsi. I tratti di personalità sono modi costanti di percepire, rapportarsi, e pensare all'ambiente e a se stessi, che vengono manifestati in molti contesti differenti. La maggior parte dei soggetti affetti da disturbi di personalità influenzano la relazione tra clinico e paziente presentando difficoltà nel riconoscimento o nel trattamento di una condizione medica generale (per esempio, negazione dei sintomi e della gravità del problema, rifiuto di cooperare con il regime terapeutico). Il disturbo di personalità presenta spesso comorbilità con un altro Disturbo di Personalità e con i Disturbi dell'Umore, d'Ansia e da uso di sostanze. La diagnosi di Disturbo di Personalità richiede una valutazione della modalità di funzionamento a lungo termine del soggetto. E' importante distinguere i Disturbi di Personalità dalle caratteristiche che emergono in risposta ad un evento stressante situazionale specifico; da stati mentali più transitori; dalle modificazioni della personalità che possono essere dovute all'uso di sostanze o ad una condizione medica generale. 

I disturbi di Personalità del gruppo A: Disturbi Paranoide, Schizoide, schizotipico di Personalità.

Disturbo Paranoide di Personalita: un quadro di sfiducia, e sospettosità che esordisce nella prima età adulta e si manifesta in diversi contesti. Per esempio, l'individuo sospetta di essere sfruttato o danneggiato, dubita ingiustificatamente dell'affidabilità degli altri.

E' riluttante a confidarsi con gli altri. Scorge, in rimproveri benevoli, significati nascosti,minacciosi. Porta costantemente rancore. Percepisce attacchi al proprio ruolo non evidenti agli altri e sospetta in modo ricorrente della fedeltà del coniuge o del partner sessuale. Può sembrare teso, ansioso, insicuro, irritabile, o in collera. Tali individui possono presentarsi come persone molto metodiche. Si aspettano che il medico li danneggi o li inganni. 

Disturbo Schizoide di Personalità: distacco dalle relazioni sociali e una gamma ristretta di espressioni emotive. Per esempio il soggetto non desidera, né prova piacere nelle relazioni strette. Sceglie in maniera persistente attività solitarie; dimostra poco o nessun interesse nell'attività sessuale con un'altra persona; prova piacere in poche o nessuna attività; non ha amici stretti; sembra indifferente alle lodi o alle critiche e mostra freddezza emotiva o distacco.

Disturbo Schizotipico di Personalità: le relazioni sociali ed interpersonali deficitarie (p.es. disagio acuto o ridotta capacità riguardanti le relazioni strette, eccessiva ansia sociale) e distorsioni cognitive o percettive ed eccentricità ( p. es. idee di riferimento, credenze strane, o pensiero magico, espressioni percettive insolite, pensiero e linguaggio strani, sospettosità o ideazione paranoide, affettività inappropriata o coartata , comportamento o aspetto strano o eccentrico). 

Disturbo di Personalità del gruppo B 

Disturbo Antisociale di Personalità: inosservanza e violazione dei diritti degli altri, come manifestato p.es. da ripetute condotte passibili di arresto. Disonesta, impulsività, irritabilità ed aggressività, inosservanza spericolata della sicurezza, costante irresponsabilità e mancanza di rimorso. 

Disturbo Borderline di Personalità: instabilità nelle relazioni interpersonali dell'immagine di sé e dell'umore. Una marcata impulsività, come manifestato p. es. da sforzi per evitare un reale o immaginario abbandono: relazioni interpersonali instabili e intense. Alterazioni dell'identità: impulsività potenzialmente dannosa per il soggetto; ricorrente comportamento suicidario; sentimenti cronici di vuoto; rabbia immotivata e intensa e ideazione paranoide legata allo stress. 

Disturbo Istrionico di Personalità: emotività e ricerca di attenzione eccessive. P.es. il soggetto si sente a disagio quando non è al centro dell'attenzione. E' inappropriatamente seduttivo dal punto di vista sessuale. Manifesta un'espressione delle emozioni rapidamente mutevoli e superficiali.

Disturbo Narcisistico di Personalità: grandiosità, necessità di ammirazione e mancanza di empatia. P. es. il soggetto ha fantasie di successo o potere illimitati; crede di essere speciale; richiede eccessiva ammirazione. Ha la sensazione che tutto gli sia dovuto. Sfruttale relazioni interpersonali; invidia gli altri ed è arrogante. 

Disturbo di personalità del gruppo c 

Disturbo Evitante di Personalità: inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza e ipersensibilità al giudizio negativo. Come manifestato p. es. dall'evitamento di attività lavorative che implicano un contatto interpersonale. Riluttanza ad entrare in relazione con persone; inibizione nelle relazioni per il timore di essere umiliato; preoccupazione di essere criticato o rifiutato; convinzione di essere inetto o inferiore e riluttanza ad assumere

Rischi personali. 

Disturbo Dipendente di Personalità: eccessiva necessità di essere accuditi che determina un comportamento sottomesso e timore della separazione. Come manifestato p.es. dall'incapacità di prendere le decisioni quotidiane senza richiedere un'eccessiva quantità di consigli agli altri; nonché dal bisogno che altri si assumano le responsabilità per gli aspetti più importanti della vita. Manifestato dalla difficoltà ad esprimere disaccordo; da sforzi eccessivi per ottenere accadimento; dal sentirsi indifesi quando si è soli. Mostrato, inoltre, da insistenti tentativi, quando termina una relazione, di cercarne un'altra e dal timore di essere abbandonato. 

Disturbo Ossessivo _ Compulsivo di Personalità: preoccupazione per l'ordine, il perfezionismo ed il controllo mentale ed interpersonale a spese di flessibilità, apertura ed efficienza. Come manifestato p. es. dall'attenzione per i dettagli, le regole, le liste o l'ordine. E altresì da un perfezionamento che interferisce con il completamento dei compiti. Si rileva, inoltre, dall'inflessibilità in tema di moralità o etica; dall'incapacità di gettare via oggetti di nessun valore e che non hanno alcun significato affettivo; dalla riluttanza a delegare compiti; da una mancanza di generosità nello spendere soldi per sé o per gli altri; dalla rigidità e dalla testardaggine. 

E', nella fattispecie, quello che succede ad una coppia nel momento in cui si smette di comunicare. Nella violenza domestica, l'abbiamo ravvisato, manca la parola. La comunicazione si realizza raramente e solo mediante il codice verbale. La comunicazione è disgiunta dalla contemporanea comunicazione: emotiva, gestuale o mimica che dà voce all'inconscio.

L'emancipazione della donna; la sua indipendenza economica; la crisi d'identità del maschio; la maggiore libertà sessuale; la fine della sacralità di molti principi etici, non sono i principali elementi che creano il danneggiamento nella coppia. Egemonica è l'immaturità psico - affettiva: un modo d'amare egocentrico, narcisistico, in cui prevalgono gli interessi personali. E' questo che la manda in crisi. Nella vita di coppia è molto importante la comunicazione non verbale. Lo sono: lo sguardo, il tono della voce, la mimica del viso, i gesti delle mani, la postura. Sono segnali preziosi, per chi deve decodificarli. Quando viene chiesto di iniziare un percorso terapeutico, la risposta che ci verrà data sarà: "La pazza sei tu". Quindi non ci verrà in terapia. Fingerà. Dirà di sì. Anche quelle si amano, litigano, sono in contraddizione, si ignorano, non si guardano. C'è una tensione nel rapporto di coppia. Con la terapia di coppia i coniugi prendono coscienza dell'aggressività accumulata, vicendevolmente, e comprendono che i loro inconsapevoli bisogni primari hanno giocato un ruolo determinante nella scelta dell'oggetto d'amore. Ci siamo mai chiesti quali sono i nostri diritti?

Il diritto di esistere di ogni neonato, di essere al mondo come individuo. Il diritto che inizia dalla nascita e che si devestabilire nei primi mesi di vita: in fase pre - edipica. Se disatteso, tale diritto, predispone al problema ed all' egemonecarattere schizofrenico. 

Il diritto di aver bisogno e di ricevere cure che è prevalente nella fase pre - edipica di transizione tra dipendenza assoluta e dipendenza relativa. Se disatteso, predispone al problema e al carattere orale. 

Il diritto di Non essere sottomesso ai bisogni degli altri, di essere sostenuto, di trovare appoggio, di aver

Bisogno di aiuto. Questo diritto è prevalente in fase edipica. Se disatteso, predispone al problema e al carattere psicopatico. 

Il diritto di Essere libero ed indipendente che si stabilisce attraverso l'assertività e l'opposizione ai genitori.L'affermazione di questo diritto comincia generalmente verso i 18 mesi: quando il bambino impara a dire no. Coincide con l'educazione al vasino. Se disatteso, predispone al problema e al carattere masochista. 

Il diritto di volere ed andare verso la soddisfazione di ciò che si vuole in maniera aperta e diretta, ma anche il diritto di amare e di avere una vita sessuale. Questo inizia a stabilizzarsi tra i tre ed i 6 anni, in piena fase edipica. Ha una grande componente erotica, è fortemente correlato ai primi sentimenti sessuali. Se disatteso, è la causa predisponente del problema e del carattere rigido. 

Sono gli elementi di cui Alexander Lowen, in bioenergetica, ci parla dei diritti di espressione. Diritti che costituirebbero altrettanti pilastri su cui si organizzerebbe la libido nel suo processo evolutivo, che si svolge sotto la spinta delle pulsioni espressive dell'Emerging - self. 

" Il corpo di una persona ", dice Lowen, riflette la modalità di come si è trattenuto; di come ha dovuto resistere all'emergenza naturale dei diritti di espressione; di come ha dovuto bloccare gli impulsi originali per non sentire la negazione dell'ambiente e la paura di affermare i diritti di base. Analizzare l'espressione del corpo equivale a leggere nel corpo la storia delle vicende che lo hanno limitato e bloccato. Negli attuali atteggiamenti trattenuti e limitanti la piena e libera motilità di comportamento ha prevalentemente strutturato. Questo determina in quale direzione è necessario indirizzare la terapia. 

Il dolore non è un nemico da evitare ma un prezioso alleato, che ci permette di lavorare sulle paure dolorose, insiste nelle illusioni di rilassamento. 

L'intervista Matilde D'Errico giornalista.

Amore criminale è una trasmissione nata nel 2007, quando ancora non esisteva una legge sullo stalking. Nasce da una mia idea sviluppata con Maurizio Iannelli e Luciano Palmerino. Io e Maurizio attualmente ne siamo autori e registi. Lo scopo era quello di creare una trasmissione sul tema del femminicidio: con un chiaro intento di denuncia sociale. L'idea è arrivata dopo aver letto un articolo che commentava i dati di una ricerca statistica dell'Eures sugli omicidi in famiglia. 

Che cosa si nasconde dietro la rabbia nei confronti delle donne?

L'incapacità di accettare un rifiuto o un abbandono. La concezione della donna come oggetto da possedere. 

Com'è cambiata la figura maschile nel tempo? Oggi abbiamo uomini più fragili, meno preparati al proprio ruolo? 

Più che un cambiamento della figura maschile, c'è stata, nel corso del tempo, un'"emancipazione del ruolo femminile" nella società. Questo ha portato ad una destrutturazione delle vecchie famiglie, ma anche delle professioni e delle pratiche sessuali. Per converso, non c'è stato un ripensamento del ruolo maschile. 

L'uomo riesce sempre meno ad accettare la separazione?

Sì. E' un dato di fatto. 

L'ambito giuridico tutela la donna vittima di violenza?

Negli ultimi anni sono stati fatti molti passi avanti con la legge contro lo stalking del 2009 o la legge contro il femminicidio del 2013. Sono leggi pensate in conseguenza all'allarme sociale generato dai fenomeni di stalking e di Femminicidio. Secondo molti esperti, soprattutto magistrati e avvocati (come il Procuratore Maria Monteleone), andrebbero incrementati i meccanismi di "protezione'' per le donne che decidono di denunciare e che facendo ciò mettono spesso a rischio la propria incolumità. 

Cosa stanno facendo lo Stato, la società per le donne? 

Molto poco. 

Secondo lei le denunce fatte dalle donne vengono prese in considerazione? 

Poco. Il problema vero è che una donna che denuncia non è tutelata.

Cosa fanno le associazioni in difesa delle donna? 

Tanto. Soprattutto i centri Antiviolenza ( i CAV). I CAV sono al momento l'unico posto dove una donna può essere seguita dal punto di vista legale e psicologico. 

Che cosa si sente di dire alle donne?

Se subite violenza chiedete aiuto, non vergognatevi, parlatene con qualcuno. 

Per le donne è difficile denunciare. E' una scelta: ardua, faticosa, complessa, conflittuale. E' difficile denunciare per la vergogna; per la paura di ripercussioni; per la paura di non essere ascoltata; per la paura di non essere credute. Un'altra forte motivazione è la consapevolezza del rischio di un aumento dei maltrattamenti. La presenza dei figli ela mancanza di dipendenza economica sono un ulteriore e potente fattore deterrente. Il F. è quasi sempre l'epilogo di un'escalation di abusi, di una spirale del male: quali all'interno del nucleo familiare. Una donna innamorata, molto spesso non vuole riconoscere i segnali di un malessere familiare. Quali sono questi segnali? Come si possono e si devono riconoscere? Quando diventa necessario discernere e smettere di colpevolizzarsi? l'uomo che ti sta accanto esprime la sua gelosia, ti controlla la posta, la messaggistica. L'uomo che ti sta accanto sta iniziando una serie di procedure per distruggere la sua identità, la tua autostima, il tuo ruolo di donna, di madre. Ti sta isolando dagli amici, dalla famiglia, ti obbliga a lasciare il lavoro, minaccia di ucciderti, mostra una possessività estrema. Questi sono i segnali di un uomo violento. 

Gli effetti traumatizzati di queste relazioni violente possono determinare nelle vittime una compromissione delle proprie capacità, delle proprie risorse personali. Determinando, cosi un senso di inadeguatezza e una percezione di dipendenza della persona dominante e controllante. Il tema della violenza di genere è talmente ampio e complesso che ho cercato di descrivere il mondo della violenza quello che lo circonda cercando di toccare gli aspetti più forti e crudeli del problema. 


Bibliografia

La malattia del potere Ezio Zucconi Mazzini Editore Collona 2010

Il mio nome è Valentina Lopez Filomena Editore Youcaprint. 2019 

DSM IV Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Editore MASSON 2002.

PROFILI GIURIDICI

(A CURA DI AVV. FILIPPO CAMELA)


INTRODUZIONE

Il presente contributo è finalizzato a fornire, in maniera concisa e pratica, alcune indicazioni in materia di maltrattamenti in famiglia e di stalking.

Il tutto viene esaminato alla luce della nuova normativa (il cosiddetto codice rosso) introdotta dalla Legge n. 69/2019, entrata in vigore di recente (9 agosto 2019) la quale getta basi solide al fine di tutelare le vittime della violenza domestica e di genere.

L'articolo, dunque, rappresenta una mappa, una sorta di guida utile per orientarsi in una materia la cui complessità implica, come sempre, una scrupolosa disamina e valutazione del singolo caso concreto.

LA VIOLENZA DOMESTICA E DI GENERE: L'INTRODUZIONE DEL CODICE ROSSO (LEGGE N. 69/2019) 

Il 9 agosto 2019 è entrata in vigore la Legge n. 69/2019 la quale ha apportato importanti modifiche al codice penale, al codice di procedura penale nonché ad altre disposizioni "in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere".

Il codice rosso rappresenta l'applicazione della Direttiva 2012/29/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2012 che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI. 

Proprio tale direttiva fornisce la definizione di violenza di genere. Con tale nozione "s'intende la violenza diretta contro una persona a causa del suo genere, della sua identità di genere o della sua espressione di genere o che colpisce in modo sproporzionato le persone di un particolare genere. Può provocare un danno fisico, sessuale, emotivo o psicologico, o una perdita economica alla vittima. La violenza di genere è considerata una forma di discriminazione e una violazione delle libertà fondamentali della vittima e comprende la violenza nelle relazioni strette, la violenza sessuale (compresi lo stupro, l'aggressione sessuale e le molestie sessuali), la tratta di esseri umani, la schiavitù e varie forme di pratiche dannose, quali i matrimoni forzati, la mutilazione genitale femminile e i cosiddetti «reati d'onore». Le donne vittime della violenza di genere e i loro figli hanno spesso bisogno di un'assistenza e protezione speciali a motivo dell'elevato rischio di vittimizzazione secondaria e ripetuta, di intimidazione e di ritorsioni connesso a tale violenza".

Nello specifico, la nuova normativa è intervenuta su alcune fattispecie di reato tra cui, per quanto di interesse in questa breve trattazione, quello di maltrattamenti in famiglia e atti persecutori (o stalking).

Pur trattandosi di delitti collocati in due aree differenti del codice penale (il reato di maltrattamenti si colloca nell'ambito dei delitti contro la famiglia; il delitto di stalking nell'ambito dei delitti contro la persona), entrambe le fattispecie mirano a salvaguardare e proteggere l'incolumità fisica o psichica delle vittime da comportamenti che si caratterizzano per la loro abitualità.

D'altronde, il fine ultimo è quello di prestare massima attenzione e tutela a quelle situazioni sintomatiche di una degenerazione dei rapporti familiari ovvero di quelle relazioni definite STRETTE dalla Suprema Corte di Cassazione la quale, in una pronuncia, ha fatto il seguente inciso: "vi è poi il riferimento alle vittime di violenza nelle relazioni strette in quanto commessa dall'attuale o precedente coniuge o partner della vittima ovvero da un altro membro della sua famiglia, a prescindere dal fatto che l'autore del reato conviva o abbia convissuto con la vittima, anche in relazione alla sfera economica della vittima medesima ... Il carattere che unifica la figura e la considerazione di tali vittime è costituito dal fatto che queste risultano esposti a un concreto pericolo di vittimizzazione secondaria e ripetuta, di intimidazione e di ritorsioni. Si tratta di caratteri che permettono l'univoca identificazione delle vittime, della categoria di reati o di contesti di reato che fanno scattare l'applicabilità della norma" [2].

IL REATO DI MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA

Per comprendere la portata applicativa di tale fattispecie, è doveroso precisare che il delitto di maltrattamenti in famiglia è applicabile non solo a quei nuclei familiari fondati sul matrimonio bensì "a qualunque relazione sentimentale che, per la consuetudine dei rapporti creati, implichi l'insorgenza di vincoli affettivi e aspettative di assistenza assimilabili a quelli tipici della famiglia o della convivenza abituale".

Dunque, in tale contesto, l'interesse dell'ordinamento non è limitato alla salvaguardia della famiglia ma anche alla tutela dell'incolumità fisica e psichica delle persone indicate nell'art. 572 c.p. (il familiare, il convivente, la persona sottoposta all'autorità o affidata per ragioni legate all'educazione, all'istruzione, alla cura, alla vigilanza, alla custodia ovvero per l'esercizio di una professione o di un'arte).

Viene quindi rimarcato lo stretto legame che deve sussistere tra il reo e vittima del reato.

All'interno di questa cornice, il maltrattamento rappresenta una forma di vessazione: si tratta di un modus operandi tale da ingenerare nella vittima una forma di disagio o comunque degli effetti di prostrazione e di avvilimento.

È stato correttamente evidenziato che "il delitto di maltrattamenti in famiglia non è integrato soltanto dalle percosse, lesioni, ingiurie, minacce, privazioni e umiliazioni imposte alla vittima ma anche dagli atti di disprezzo e di offesa alla sua dignità, che si risolvono in vere e proprie sofferenze morali"[3]. 

Per quanto riguarda il trattamento sanzionatorio, il codice rosso ha inasprito la pena (precedentemente da 2 a 6 anni di reclusione) aumentandola da 3 a 7 anni di reclusione. In tale contesto, appare significativa l'introduzione di una inedita circostanza aggravante nel caso in cui il delitto sia commesso "in presenza o in danno di minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità come definita ai sensi dell'art. 3 della legge 5 febbraio 1992, n.104, ovvero se il fatto sia commesso con armi"[4].

Di rilevante importanza, infine, la previsione di cui all'ultimo comma di cui all'art. 572 c.p. secondo la quale "il minore di anni diciotto che assiste ai maltrattamenti di cui al presente articolo si considera persona offesa dal reato"[5].

Invero, l'aggiunta di tale comma rappresenta il formale riconoscimento della c.d. violenza assistita o indiretta. Sul punto, la Corte di Cassazione ha avuto già modo di affermare che il delitto di maltrattamenti è integrato anche nei confronti dei figli i quali, a causa della condotta vessatorio realizzata nei confronti di un altro soggetto determinato (ad esempio la madre), risentono del clima instaurato all'interno della comunità familiare[6].

IL REATO DI ATTI PERSECUTORI

La gravità di tale reato si desume dal significato del termine "stalker" traducibile nella condotta di colui che "pedina furtivamente" o si apposta "per cacciare" così ingenerando nella vittima uno stato di disequilibrio psicologico.

Il delitto di atti persecutori, previsto all'art. 612 - bis del codice penale (modificato dalla recente Legge 69/2019), è finalizzato a tutelare la libertà morale della vittima. 

Il delitto in questione sussiste quando lo stalker realizza condotte abituali che si sostanziano in minacce o molestie nei confronti della persona offesa. La tipicità delle condotte di minaccia o di molestia è caratterizzata, per espressa volontà della norma incriminatrice, dalla loro reiterazione.

Al riguardo, la Corte di Cassazione ha precisato come addirittura due soli episodi di minaccia o molestia possano valere ad integrare il reato di atti persecutori previsto dall'art. 612 bis c.p., se essi abbiano indotto gli effetti lesivi tipici della fattispecie [7].

Tuttavia, la condotta vessatoria non è un elemento sufficiente ai fini della configurazione dello stalking il quale si configura come reato abituale a struttura causale e non di mera condotta. In tale contesto, è la norma stessa che descrive tre tipi alternativi di evento (un perdurante e grave stato di ansia o di paura; un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva; una alterazione delle proprie abitudini di vita).

In assenza di almeno uno degli eventi tipici previsti ex lege, non potrà configurarsi il reato di stalking bensì plurimi reati di minaccia o di molestia.

Sul punto, si riporta una recente pronuncia della Corte di Cassazione la quale ha delineato alcuni criteri al fine di stabilire la sussistenza degli eventi tipici riconducibili al delitto di stalking: "Le dichiarazioni della persona offesa, costituita parte civile, possono da sole, senza la necessità di riscontri estrinseci, essere poste a fondamento dell'affermazione di responsabilità penale dell'imputato, previa verifica, corredata da idonea motivazione, della credibilità soggettiva del dichiarante e dell'attendibilità intrinseca del suo racconto, che peraltro deve, in tal caso, essere più penetrante e rigorosa rispetto a quella cui vengono sottoposte le dichiarazioni di qualsiasi testimone. A tal fine è necessario che il giudice indichi le emergenze processuali determinanti per la formazione del suo convincimento, consentendo così l'individuazione dell'iter logico-giuridico che ha condotto alla soluzione adottata"[8].

La sentenza citata, dunque, pone a fondamento dell'accertamento del delitto del stalking le dichiarazioni rese dalla parte offesa, costituitasi parte civile nel processo penale anche in assenza di riscontri estrinseci. Tale criterio implica, caso per caso, la valutazione della "credibilità soggettiva del dichiarante" e della "attendibilità intrinseca del suo racconto

Il trattamento sanzionatorio è stato aumentato dal codice rosso ed attualmente il delitto di stalking è punito con la pena della reclusione da 1 anno a 6 anni e 6 mesi di reclusione.

È prevista una circostanza aggravante laddove "il fatto e' commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che e' o e' stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se il fatto e' commesso attraverso strumenti informatici o telematici[9]". Inoltre, la pena è aumentata fino alla metà "se il fatto e' commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilita' di cui all'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero con armi o da persona travisata"[10].

Fatta eccezione per quest'ultima ipotesi, il delitto di stalking è punibile a querela di parte.

La querela (la quale è irrevocabile se il fatto è commesso da coniuge, anche se separato o divorziato, o da persona legata, anche in passato, alla vittima da una relazione sentimentale ovvero se il fatto è commesso con strumenti informatici o telematici) può essere proposta nel termine di 6 mesi.

Fino a quando non è stata proposta la querela, la persona offesa può esporre i fatti all'autorità di pubblica sicurezza attraverso la richiesta di ammonimento indirizzata al Questore[11].

Sul punto, è doveroso sottolineare che il provvedimento di ammonimento assolve ad una funzione prettamente cautelare e preventiva ed è finalizzato ad evitare che gli atti persecutori vengano ripetuti e cagionino esiti e danni irreparabili. In tale prospettiva, è stato evidenziato dalla giurisprudenza che "ai fini dell'emissione dell'ammonimento da parte della Questura non è richiesta la piena prova della responsabilità dell'ammonito per le ipotesi di reato perseguite dal menzionato art. 612-bis c.p., ma il provvedimento monitorio può trovare sostegno in un quadro istruttorio da cui emergano, anche sul piano indiziario, eventi che recano un vulnus alla riservatezza della vita di relazione o, su un piano anche solo potenziale, all'integrità della persona. All'ammonimento, infatti, deve applicarsi quella logica dimostrativa a base indiziaria e di tipo probabilistico che, informa l'intero diritto amministrativo della prevenzione"[12]

LA TUTELA DELLE VITTIME DI REATO

Nel momento in cui una persona pone in essere un reato, sussistendo tutti i requisiti oggettivi e soggettivi previsti dalla norma incriminatrice, viene in evidenza la posizione della persona offesa del reato.

La persona offesa, intesa quale soggetto passivo del reato, rappresenta il titolare di quei beni giuridici che sono stati lesi dalla condotta del reo. 

In tale prospettiva, seppur in ambiti tra loro diversi, i maltrattamenti e gli atti persecutori possono avere conseguenze devastanti per le vittime. Da un lato, le continue mortificazioni e frustrazioni subite nell'ambito di un rapporto familiare (secondo l'accezione già vista) e, dall'altro, le abituali minacce e molestie dello stalker conducono ad un lento sgretolamento delle certezze e dell'equilibrio psico - fisico della persona offesa.

La delicatezza della situazione, unitamente all'esigenza di fornire un supporto concreto ed immediato alle vittime, emerge dalle modifiche al codice di procedura penale.

Innanzitutto, non appena la notizia di reato (contenuta ad esempio all'interno di una denuncia o di una querela) viene portata a conoscenza della polizia giudiziaria, quest'ultima deve darne immediata comunicazione al pubblico ministero, anche in forma orale[13]. Inoltre, quando si procede per reati in materia di violenza domestica e di genere, "il pubblico ministero assume informazioni della persona offesa e da chi ha presentato denuncia, querela o istanza, entro il termine di tre giorni dall'iscrizione della notizia di reato, salvo che sussistano imprescindibili esigenze di tutela di minori di anni diciotto o della riservatezza delle indagini, anche nell'interesse della persona offesa"[14].

È evidente che la raccolta immediata delle dichiarazioni in una fase "patologica" delle dinamiche familiari e prossima alla consumazione del reato, consente di apprezzare e di cogliere la crisi del rapporto.

Sempre in tale contesto, è stata inserita una nuova disposizione che impone alla polizia di giudiziaria di procedere "senza ritardo al compimento degli atti delegati dal pubblico ministero"[15] nonché a porre senza ritardo a disposizione del pubblico ministero la documentazione delle attività svolte[16].

Il reiterato utilizzo dell'espressione "senza ritardo" sottolinea la necessità di instaurare un canale preferenziale per lo svolgimento delle indagini in materia di violenza domestica e di genere.

Tuttavia, nel corso delle indagini preliminari, la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, unitamente alla presenza di esigenze cautelari, giustifica l'applicazione di misure cautelari personali tra cui quelle di "allontanamento dalla casa familiare" (art. 282 bis c.p.p.) ovvero di "divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa" (art. 282 ter c.p.).

Con il codice rosso, la violazione di tali misure cautelari (a cui in passato corrispondeva un mero aggravamento della misura) integra un reato (tra l'altro procedibile d'ufficio) per il quale è previsto la pena della reclusione da sei mesi a tre anni[17]. Dunque, al soggetto già sottoposto ad indagini per maltrattamento in famiglia e stalking dovrà essere contestata la nuova fattispecie di reato di "violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa" .

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

A conclusione di questo lavoro, incentrato in particolare sulle dinamiche afferenti ai maltrattamenti in famiglia e agli persecutori (stalking) è possibile affermare che l'introduzione del codice rosso denota la volontà di rafforzare gli strumenti di tutela e di protezione delle vittime di violenza domestica e di genere.

È opportuno divulgare e diffondere, in maniera chiara ed inequivocabile, quali siano le condotte vietate dalla legge al fine di acquisire una maturata consapevolezza di quella sottile linea di demarcazione tra comportamenti innocui (e quindi tollerabili o comunque penalmente non rilevanti) e comportamenti vessatori, umilianti, frustranti che intaccano la sfera psico - fisica del destinatario e, in quanto tali, inaccettabili sotto ogni profilo.

Proprio le vittime di tali vessazioni hanno il sacrosanto diritto di tutelare la propria salute, quale diritto fondamentale riconosciuto e garantito dall'art. 32 della Costituzione, attraverso l'attivazione di tutti quei canali messi a disposizione dal nostro ordinamento giuridico.

Ed è proprio in tale prospettiva che qualsiasi istanza, querela e denuncia rappresentato gli strumenti attraverso i quali l'Autorità Giudiziaria viene portata a conoscenza della notizia di reato la quale, come ivi illustrata, dovrà seguire un percorso preferenziale al fine di evitare, in maniera tempestiva e quanto più possibile immediata, la degenerazione del rapporto familiare o di qualsiasi relazione o vincolo che lega la vittima al suo carnefice.


[1] Anche se con l'art. 1, comma 2, della Legge n.172/2017, è stato introdotto il comma 4 all'art. 162 ter c.p. il quale esclude che il reato di stalking possa essere estinto attraverso condotte riparatorie.

[2] Corte di Cassazione, Sez. VI, n. 1121/2014

[3] Corte di Cassazione, Sez. VI, n. 44700/2013

[4] Art. 572, comma 2, c.p. (aggiunto da art. 9, comma 2, Legge n.69/2019)

[5] Art. 572, comma 4, c.p. (aggiunto da art. 9, comma 2, Legge n.69/2019)

[6] Corte di Cassazione, Sezione V, n. 41142/2010

[7] Corte di Cassazione, Sezione V, n. 46331/2013

[8] Corte di Cassazione, Sez. V, n. 18473/2016

[9] Art. 612 bis, comma 2, c.p.

[10] Art. 612 bis, comma 3, c.p.

[11] Art. 8 D.L. 11/2009 (conv. con mod. nella L.38/2009 e succ. mod.) "Fino a quando non e' proposta querela per il reato di cui all'articolo 612-bis del codice penale, introdotto dall'articolo 7, la persona offesa puo' esporre i fatti all' autorita' di pubblica sicurezza avanzando richiesta al questore di ammonimento nei confronti dell'autore della condotta. La richiesta e' trasmessa senza ritardo al questore. Il questore, assunte se necessario informazioni dagli organi investigativi e sentite le persone informate dei fatti, ove ritenga fondata l'istanza, ammonisce oralmente il soggetto nei cui confronti e' stato richiesto il provvedimento, invitandolo a tenere una condotta conforme alla legge e redigendo processo verbale. Copia del processo verbale e' rilasciata al richiedente l'ammonimento e al soggetto ammonito. Il questore adotta i provvedimenti in materia di armi e munizioni"

[12] Consiglio di Stato, Sez. III, n. 1085/2019; T.A.R. Sicilia, Sez. IV Catania, n.2009/2019

[13] Art. 347, comma 3, c.p.p.

[14] Art. 362, comma 1 ter, c.p.p. 

[15] Art. 70, comma 2bis, c.p.p.

[16] Art. 70, comma 2 ter, c.p.

[17] Art. 387 bis c.p.

Avv. Filippo Camela, Via Riccardo Grazioli Lante 9, 00195 Roma, filippocamela@gmail.com
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